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Luciana Morassi

Nata a Udine nel 1935, Luciana Morassi iniziò a lavorare presso la Telve. Nominata rappresentante sindacale a livello nazionale per il settore, fu la prima donna in Italia a ricoprire tale carica. Ma i suoi interessi erano anche altri. Avviati e proseguiti con costanza gli studi universitari, si laureò a Trieste con una tesi sulla Società di agricoltura pratica di Udine che costituì la base di partenza per lavori di ricerca che continuò come assistente e docente presso la stessa Università, dapprima alla facoltà di Magistero, poi Lettere e Filosofia, poi ancora Economia. Luciana era rigorosa nella ricerca: niente doveva essere dato per scontato o ripetuto senza verifica e integrazione. Fondi, noti e meno noti, a cominciare da quelli degli Archivi di Stato di Udine e di Venezia, per arrivare agli archivi parrocchiali, furono sistematicamente esplorati per impostare un quadro originale e realistico dell’economia friulana. Nel suo studio di via Slataper a Udine, si accumulavano centinaia e centinaia di fotocopie che man mano venivano da lei schedate per ricavare i dati che, registrati, analizzati, confrontati, elaborati, avrebbero dovuto impostare nuovi quadri storiografici. Era una metodologia che Luciana condivideva con il gruppo bolognese di Carlo Poni, Andrea Schiaffino e Marzio Barbagli, gruppo con il quale attivamente collaborava. L’esplorazione sistematica di fonti diverse, l’incrociarsi dei dati ha portato un arricchimento e un approfondimento degli argomenti, come nel caso di Fagagna e della Società di agricoltura pratica di Udine. Luciana Morassi condusse la sua prima indagine su un archivio privato, l’archivio Asquini di Fagagna. Si concentrò sul Settecento friulano e sulla figura di Fabio Asquini, sulle sue imprese agronomiche, protoindustriali e commerciali. Fagagna, teatro delle sue attività, continuò ad essere studiata nel corso degli anni attraverso le fonti demografiche, i rapporti di produzione e di potere, le trasformazioni del paesaggio agrario, l’esame di pratiche testamentarie in cui si evidenziano momenti nei quali tradizione e innovazione si incrociano. Attraverso questi lavori Fagagna divenne un modello di studio condotto su fonti inesplorate. Uno dei primi lavori della studiosa è, infatti, il saggio Un’azienda friulana nel secolo XVIII: la tenuta di Fagagna, pubblicato nel 1978 su «Quaderni storici», cui seguì nel 1980 il volume Tradizione e «nuova agricoltura». La Società di agricoltura pratica di Udine ( 1762-1797), che diventa un classico sull’argomento. Tali tematiche furono riprese e approfondite nel 1992, quando furono al centro di una mostra La Nuova Olanda. Fabio Asquini tra accademia e sperimentazione, di cui Luciana Morassi fu ispiratrice e coordinatrice. In essa, sia nella parte espositiva sia nel catalogo che l’accompagna, l’itinerario imprenditoriale di Fabio Asquini, la comunità di Fagagna, la Società di agricoltura pratica di Udine, la «beata rivoluzione» delle campagne venete, la cultura del Settecento friulano sono analizzati in tutta la loro complessità sullo sfondo sempre problematico del secolo dei lumi. Non era la prima volta che Luciana Morassi avviava un lavoro collettaneo. La mostra su Fabio Asquini non era la sua prima esperienza di esposizione storica, in quanto aveva già coordinato nel 1984 I Savorgnan e la Patria del Friuli dal XIII al XVIII secolo, esposizione e catalogo. La storia di una famiglia legata dapprima al Patriarcato, poi alla Repubblica di Venezia, le vicende dei suoi membri, dei suoi feudi, dei suoi possessi, della sua onorabilità costituiscono anche oggetto di studio del rapporto tra il giusdicente (in questo caso era il Savorgnan) e la comunità, dei privilegi che entrano in conflitto, del sistema di dazi e gravezze, di aspetti di un’economia agricola, così che la storia di una famiglia diventa lo strumento per analizzare complessi aspetti della società friulana di età moderna. Poco dopo la mostra sui Savorgnan, Luciana Morassi riuscì a organizzare a Trieste nel settembre del 1985 con Schiaffino e Barbagli, un convegno di demografia storica, altro settore da lei privilegiato. Strutture e rapporti familiari in epoca moderna, e vi portò Peter Laslett, lo storico inglese fondatore nel 1962 del gruppo di Cambridge, Group for the Study of Population and Loal Structure. Un altro filone di ricerca su cui la studiosa si impegnò con i suoi allievi fu la storia dell’assistenza a Udine, degli esposti, del baliatico, condotta in primo luogo sulla consultazione e la schedatura del ricco archivio della fraterna dei Battuti di Santa Maria della Misericordia di Udine. Tali ricerche trovarono una sistemazione organica e per molti aspetti inedita nella storia degli ospedali udinesi, Ospitalità sanitaria in Udine. Dalle origini all’ospedale della città, Secoli XIV-XVIII, pubblicato nel 1989. La Morassi coordinò l’opera, riservandosi in modo specifico il tema della formazione e dello sfruttamento del patrimonio fondiario dell’ente con un saggio in cui evidenzia come le politiche economiche del consiglio dell’ospedale fossero guidate soltanto dal principio dello sfruttamento e dell’incameramento della rendita, con problemi finanziari che si evidenziano nel Sei-Settecento, quando la promulgazione delle leggi venete della vendita dei beni di manomorta – sia pure applicate in ritardo – privò l’ospedale di importanti canali di entrate. Le continue ricerche negli archivi le permisero di ritrovare e pubblicare documenti la cui pubblicazione integrava opere avviate da altri – come inedite relazioni di luogotenenti al Senato o di provveditori di Palma – o mettono in discussione quadri che sembravano consolidati, come i dati relativi all’impresa Linussio. Dopo anni di ricerca e approfondimenti, nel 1997 pubblicò 1420/1979. Economia e Società in Friuli, volume nel quale confluiscono con prudenza e rigore i risultati di documenti scandagliati in più direzioni. Tuttavia la Morassi definisce quest’opera «uno schizzo di storia economica del Friuli veneto», consapevolmente oscillante «tra sintesi (dove reggano affidabili sistemazioni) e analisi (quando affronti ambiti ancora poco esplorati, che sollecitano la pausa e non si prestano a giudizi più fermi)». Ogni sistemazione – afferma – apre nuove analisi, perché la realtà non è lineare: «I fatti raccolti, ambiguamente intricati, che sembrerebbero sempre prossimi al tracollo, eppure capaci di risalita, imprevedibilmente vitali, non ammettono di essere ingabbiati nella formula di comodo, nella definizione univoca» È una lezione di serietà professionale e un invito a continuare. L’ultimo lavoro di Luciana Morassi, Il Friuli, una provincia ai margini (1814-1914) del 2002, è raccolto in Il Friuli -Venezia Giulia nella collana «Le regioni dall’Unità a oggi» della Storia d’Italia dell’editore Einaudi. Accanto alla ricerca storica coltivò sempre una grande passione, la lettura di romanzi gialli, tanto da mettere insieme una qualificata raccolta che è stata donata alla Biblioteca Comunale di Spilimbergo. Fino all’ultimo fu presidente del Centro Studi Regionali che dal 1980 al 2014 ha pubblicato la rivista «Metodi e ricerche». Componente del comitato scientifico, ne è stata promotrice e una delle anime con la sua generosità e ferma volontà di sostenere la qualità della ricerca. Luciana Morassi si è spenta a Trieste il 24 agosto 2015. La sua biblioteca storica, da lei continuamente aggiornata, è diventata patrimonio di Cjase Cocèl di Fagagna, quella Fagagna che è stata al centro di tanti suoi studi.

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